OKURIBITO
In un’orchestra di musica classica a Tokyo suona il violoncello Daigo, un ragazzo che ha lasciato il suo paese natio per trasferirsi nella grande metropoli e seguire il sogno di diventare un grande musicista. La realtà però lo porta alla consapevolezza che in realtà è un semplice musicista, forse mediocre in confronto ad altri talentuosi ragazzi e questa consapevolezza si accentua il giorno in cui l’orchestra viene sciolta. Trovatosi senza lavoro decide di trasferirsi, insieme a sua moglie Mika, a Yamagata, il paese dove è nato e cresciuto. Lì ritrova la sua vecchia casa, un tempo adibita a pub, un po’ fatiscente, ma in buone condizioni e inizia a cercare un lavoro. Daigo trova così un annuncio sul giornale dove cercano personale per l’agenzia N.K., e nel ritaglio c’è lo slogan “assistiamo coloro che partono per il viaggio“. Convinto che sia un annuncio per una società di turismo si presenta all’agenzia N.K. e viene immediatamente assunto, solo però che in realtà si trova a diventare dipendente di un agenzia di Tanato esteta, persone che preparano i defunti prima della cremazione. Lì per lì Daigo rimane stupefatto e pronto a non accettare l’impiego, ma la paga è ottima e ormai visto che è già stato assunto, come dice il proprietario Sasaki, male che vada ci si può sempre licenziare. Come primo impiego però le cose non iniziano benissimo e la gente intorno a lui che prima, al suo ritorno in paese, erano gentili ora si ritrovano ad essere diffidenti con uno che tocca i morti, persino la stessa moglie non prende bene la notizia. Daigo però grazie a Sasaki inizierà invece un viaggio interiore che lo porterà a crescere, maturare, rendersi conto che forse la sua è una vocazione essere un Tanato esteta. Rimarrà affascinato dal significato spirituale del suo lavoro, dove mentre pulisce il corpo del defunto con dignità in realtà esegue una purificazione del corpo e truccare e vestire la persona morta è una preparazione al lungo viaggio dell’anima.
Departures è un intenso film sul significato della morte e su come viene vista nel punto di vista di un Tanato esteta, un mestiere particolare, delicato e intenso che è un arte nel preparare le persone defunte prima della cremazione. In questo film la morte è rappresentata come un passaggio attraverso un cancello, a cui tutti noi siamo destinati a passarci, chi prima e chi dopo. Questo significato viene espresso dalla maturazione del personaggio principale, Daigo, musicista che si ritiene fallito e che per un semplice caso trova la sua vocazione in un mestiere che all’inizio lo inorridiva, ma poi lavorando a stretto contatto con il suo principale, ne scopre la sua delicata raffinatezza, pieno di dignità e rispetto verso coloro che purtroppo sono defunti. Con gli occhi moderini è strano vedere un Tanato esteta all’opera con davanti a lui i parenti della persona defunta, personalmente lo trovo molto straziante, ma in quei gesti sembra che i vivi diano alla persona morta un ultimo regalo ed un ultimo saluto, intenso e doloroso allo stesso tempo che alla fine però riporta il sorriso alle persone addolorate.
Tutto questo mi ha fatto molto riflettere sul tema della morte e in Departures il tutto è rappresentato in maniera ossequiosa e rispettosa, mettendo sullo schermo una tradizione sconosciuta ai più. Inoltre il film, grazie ai movimenti dei gesti di Sasaki e Daigo mentre truccano il volto, regalano un’intensità emozionale di questo lavoro che, come dice Raphaela, sottolinea come il protagonista non è solo bravo nel suo mestiere, ma mostra un’osservanza e un rispetto verso una persona defunta con riservo e dolore.
Un capolavoro, bellissimo, premio Oscar nel 2008 come miglior film straniero, consigliatissimo.
Ringrazio Raphaela per questo bellissimo regalo, un cofanetto con il libro-sceneggiatura, grazie Amore!
TITOLO ORIGINALE: OKURIBITO; REGIA: YOJIRO TAKITA; CAST: MASAHIRO MOTOKI, TSUTOMU YAMAZAKI, RYOKO HIROSUE, KIMIKO YO; DURATA: 131minuti; ANNO: 2008; GENERE: DRAMMATICO.
VOTO: 9. Il webmaster manuenghel © 2011-2021
Revisione della recensione: 19-12-2021.
La frase…
La morte per me non significa la fine.
Ci si deve passare, ma solo per andare avanti. E’ proprio … un cancello.
Ed io che sono il guardiano, ho assistito molte persone nel giorno della partenza, salutandole,
dicendole arrivederci,
ci rivedremo.