Wolf’s Rain

Wolf’ Rain – Urufuzu Rein

E’ passato tanto tempo da quando scoprì per la prima volta Wolf’s Rain, il periodo degli anime night di Mtv se non ricordo male, ma a quei tempi non riuscì a vederlo completamente, lasciandomi quell’amaro in bocca, quella sensazione di “opera incompiuta”. Per fortuna Man-ga! ha trasmesso le 30 puntate di Wolf’s Rain e finalmente posso fare un bel sospiro e scrivere questa recensione.

La trama di Wolf’s Rain parla di un mondo futuristico un po’ stile Steam-Punk, dove l’umanità sembra arrancare, senza un futuro davanti e dove tra loro vivono nascosti i lupi, considerati estinti, che hanno la capacità di camuffarsi e far sì che chi li guarda veda un essere umano e non un lupo. Un giorno, in una città grigia e morente, arriva Kiba, un lupo solitario, perché attirato da un particolare profumo di fiori. Dopo un po’ di problemi con la polizia locale, Kiba fa conoscenza con Hige, Tsume e Toboe, formando subito un branco, e li convince a seguirlo per cercare il Rakuen, un luogo lontano dove i lupi possono vivere in pace. Il branco inoltre scopre che in quella città vive, in una specie di ibernazione, Cheza, una ragazza cieca che profuma di fiori, Kiba avverte in sé che Cheza deve essere salvata perché lei è la via per il Rakuen. Inizia così l’avventura di Kiba, Cheza e gli altri lupi, in una continua lotta per il paradiso perduto.

La trama è molto originale, per trenta puntate si segue con trepidazione il branco di lupi capitanato da Kiba per raggiungere il Rakuen, uno specie di paradiso o qualcosa del genere. Niente è scontato nella storia, anche il finale non è prevedibile e devo dire che mi ha stretto il cuore. Anzi se devo dirla tutta, appena finito Wolf’s Rain, ho dovuto ragionare molto sugli ultimi cinque minuti per avere una chiara comprensione di tutta la storia e alla fine sono rimasto molto sbalordito dalla sua complessità. Non entro nei particolari ovviamente, rischierei di fare spoiler, ma credetemi se vi dico che niente è come appare. Punto. La grafica non è perfetta, ma bisogna capire che Wolf’s Rain è del 2003, però non bisogna farsi ingannare dai colori un po’ sbiaditi, perché rende l’idea dell’ambientazione decadente in cui la storia si dipana. I personaggi sono molto ben caratterizzati, esiste una puntata per ogni membro del branco, in questo modo si può capire bene chi sono e delineare così i loro caratteri differenti che li fanno diventare un branco molto omogeneo per il contesto narrativo. In pratica Wolf’s Rain è un anime crepuscolare, un piccolo ruscello calmo con poca acqua che finisce in una grande vallata, un capolavoro da non perdere assolutamente.

VOTO: 8,5. Il webmaster manuenghel © 2018